Adelphi Maigret - La trappola di Maigret by Simenon Georges

Adelphi Maigret - La trappola di Maigret by Simenon Georges

autore:Simenon Georges [Georges, Simenon]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-09-11T17:36:13+00:00


di sarti In breve possiamo sperare in una soluzione rapida, a meno che il completo non venga direttamente dall'Inghilterra, ma è improbabile. »

Si separarono, una volta usciti dal locale, ciascuno provvisto di due o tre nomi scritti su un pezzo di carta. Era come una lotteria.

Uno dei quattro sarebbe riuscito, forse quella stessa mattina, a ottenere il nome che era stato cercato invano per sei mesi Fu il piccolo Lapointe a far centro. Il secondo indirizzo da controllare corrispondeva a un sarto polacco che abitava al terzo piano d'una casa di rue Vaneau. Lapointe lo trovò seduto al suo banco di lavoro: era un uomo minuto con un paio di occhiali cerchiati di metallo .

« Riconosce questa stoffa ? »

Janvier ne aveva prelevati parecchi campioni per i colleghi « Certo. Perché? Vuol farsi un vestito? »

« Vorrei il nome del cliente al quale ne ha già confezionato uno. »

« E stato nello scorso autunno. »

«Di chi si tratta?»

« Del signor Moncin, Marcel Moncin. Una persona veramente ammodo, che si serve da me già da parecchi anni. »

Lapointe, tremante, osava appena crederlo. Il miracolo si stava verificando. L'uomo che tutte le forze di polizia braccavano invano da mesi acquistava di colpo un nome: e quindi un indirizzo, uno stato clvile, grazie ai quali tra breve si sarebbe inevitabilmente materializzato .

« Abita da queste parti »

« Non lontano da qui, in boulevard Saint-Germain. E una persona gentilissima. »

« Ha il suo indirizzo? »

Il piccolo sarto sfogliò le pagine d'un quaderno sul quale erano scritb a matita nomi e indirizzi, seguiti da cifre: il prezzo dei vestiti, indubbiamente.

« Duecentoventotto bis. »

« Sa se è sposato? »

« Sua moglie l'accompagna sempre, quando viene per scegliere. »

« E giovane ? »

« Direi sulla trentina. E molto distinta, una vera signora. »

Lapointe non riusciva a controllare il fremito che s'era impadronito di lui. Ormai vicinissimo alla mèta, temeva il verificarsi di un intoppo improvviso che rimettesse tutto in gioco.

Dimenticò di domandare la professione di Marcel Moncin, scese a rotta di collo le scale e si precipitò verso il boulevard Saint-Germain, dove rimase a osservare, affascinato, lo stabile contrassegnato dal numero 228 bis. In realtà lo stile dell'edificio, che aveva i balconi in ferro battuto, non presentava nulla di diverso rispetto agli altri palazzi che si affacciavano sul boulevard. Il portone si apriva su un andito color nocciola, in fondo al quale si scorgeva la gabbia d'un ascensore e, a destra, una portineria.

Lapointe provava l'impulso quasi doloroso di entrare, di informarsi, di salire all'appartamento di Moncin, di farla finita - lui solo - con l'assassino. Sapeva però di non avere il diritto di agire in quel modo.

Proprio di fronte all'ingresso della metropolitana era di servizio un agente e Lapointe lo interpellò, dopo essersi fatto riconoscere.



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